Requiem mit dem ich meinen Mitmenschen um Verzeihung bitten möchte – Testo originale e Traduzione

Requiem mit dem ich meinen Mitmenschen um Verzeihung bitten möchte
Requiem con cui vorrei chiedere perdono ai miei simili

Testo originale
Testo ©1996 Umbra et Imago
Traduzione
Traduzione ©2014 Daniele Benedetti

Die dicken Fressen in Kamelhaarkutten
Die frommen Nonnen und die Kardinäle
und die Generäle blechverklebt
vom Nabel bis zum Ohr
eventuell auch der königliche Mohr
Rinosdam das alte Schwein
Sie mögen mir das Lästermaul verzeihen

Die Mädchen auch
die ihre weißen Äpfel springen lassen
damit die Männer nach dem Ding
noch schärfer werden
Die Gaunerhände die in fremde Taschen fassen
Piraten, Feuerfresser, Zigeunerherden
Proleten die verbraucht
am Zaum krepieren
auch der Kretin der krumm auf allen Vieren
sich vollsäuft mit Champagnerwein
Sie alle mögen mir
mein elendes Geschick verzeihen
Nur der verdammte Bürgermeister nicht
dem spuck ich lieber dreimal ins Gesicht
der hat mich um den letzten
Bissen Brot betrogen
und das bisschen Dope genommen
der soll mir ja nicht in die Quere kommen
Den Lausebengel schlag ich mausetot

Ach so ja ja, in diesem Zustand
schaff ich nichts allein
drum wird er mir
die Schlappheit auch verzeihen

Nicht riechen kann ich auch
die Herrn vom Gericht
mit Fäusten wie ein Schwergewicht
auf ihrem Paragraphenthron
und brennen jeden der nicht blecht
ein Schandmal auf die Stirn
Die werden ihren Lohn bald kriegen
Gottverfluchtes Recht
Dass ich bei dieser Jagd nicht darf
der Hauptmann sein
Na ja das werden sie mir wohl verzeihen

Man schlag diesem ganzen Lumpenpack
mit einem Hammer das Maul kurz und klein
ich bin Mozart das braucht mir
hier keiner verzeihen

Le grasse bocche in tonache di pelo di cammello
Le suore devote e i cardinali
e i generali attaccati alle sciocchezze
dall’ombelico all’orecchio
eventualmente anche il moro reale
Rinosdam il vecchio porco
Potrebbero perdonarmi la malalingua

Anche le ragazze
che offrono le loro mele bianche
affinché gli uomini dopo la cosa
diventino ancora più forti
Le mani ladre che prendono in tasche sconosciute
Pirati, mangiatori di fuoco, greggi di zingari
Zotici che consumati
sulle b riglie, crepano
anche il cretino che curvo su quattro zampe
si ubriaca di champagne
Tutti loro potrebbero perdonarmi
il mio misero destino
Solo non il maledetto sindaco
al quale piuttosto sputerei in faccia tre volte
che mi ha frodato
l’ultimo boccone di pane
e mi ha preso un po’ di droga
non dovrebbe ostacolarmi
Il briccone lo ammazzerò

Ah ecco, si si, in questa condizione
non faccio niente da solo
perciò mi sarà perdonata
anche l’inettitudine

Non posso sentire neanche l’odore
dei signori della corte
con i pugni di un peso massimo
sul loro trono di cavilli
e bruciare ognuno che non paga
un marchio sulla fronte
Presto riceveranno la loro ricompensa
Dannato diritto
Che in questa caccia non posso essere
il capobanda
Ma insomma certamente me lo perdoneranno

Si possono colpire tutti questi furfanti
chiudere loro il becco con un martello
io sono Mozart e non ho bisogno
del perdono di nessuno

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