Brueder – Testo originale e Traduzione

Brueder – Fratelli [1]

Testo originale
William Shakespeare
Traduzione
Traduzione ©2014 Daniele Benedetti

Wer wünschte so?
Mein Vetter Westmoreland? – Nein, bester Vetter
Zum Tode ausersehn, sind wir genug
Zu unsers Lands Verlust; und wenn wir leben
Je klein’re Zahl, je größres Ehrenteil
Wie Gott will! Wünsche nur nicht einen mehr!
Beim Zeus, ich habe keine Gier nach Gold
Noch frag’ ich, wer auf meine Kosten lebt
Mich kränkt’s nicht, wenn sie meine Kleider tragen
Mein Sinn steht nicht auf solche äußre Dinge
Doch wenn es Sünde ist, nach Ehre geizen
Bin ich das schuldigste Gemüt, das lebt
Nein, Vetter, wünsche keinen Mann von England
Bei Gott! Ich geb’ um meine beste Hoffnung
Nicht so viel Ehre weg, als ein Mann mehr
Mir würd’ entziehn. O wünsch’ nicht einen mehr!
Ruf’ lieber aus im Heere, Westmoreland
Daß jeder, der nicht Lust zu fechten hat
Nur hinziehn mag; man stell’ ihm seinen Paß
Und stecke Reisegeld in seinen Beutel!
Wir wollen nicht in des Gesellschaft sterben
Der die Gemeinschaft scheut mit unserm Tod

Der heut’ge Tag heißt Crispianus’ Fest:
Der, so ihn überlebt und heimgelangt
Wird auf dem Sprung stehn, nennt man diesen Tag
Und sich beim Namen Crispianus rühren
Wer heut am Leben bleibt und kommt zu Jahren
Der gibt ein Fest am heil’gen Abend jährlich
Und sagt: »Auf Morgen ist Sankt Crispian!«
Streift dann die Ärmel auf, zeigt seine Narben
Und sagt: »An Crispins Tag empfing ich die.«

Die Alten sind vergeßlich; doch wenn alles
Vergessen ist, wird er sich noch erinnern
Mit manchem Zusatz, was er an dem Tag
Für Stücke tat: dann werden unsre Namen
Geläufig seinem Mund wie Alltagsworte
Heinrich der König, Bedford, Exeter
Warwick und Talbot, Salisbury und Gloster
Bei ihren vollen Schalen frisch bedacht!
Der wackre Mann lehrt seinem Sohn die Märe
Und nie von heute bis zum Schluß der Welt
Wird Crispin Crispian vorübergehn
Daß man nicht uns dabei erwähnen sollte
Uns wen’ge, uns beglücktes Häuflein Brüder:
Denn welcher heut sein Blut mit mir vergießt
Der wird mein Bruder; sei er noch so niedrig
Der heut’ge Tag wird adeln seinen Stand
Und Edelleut’ in England, jetzt im Bett’
Verfluchen einst, daß sie nicht hier gewesen
Und werden kleinlaut, wenn nur jemand spricht
Der mit uns focht am Sankt Crispinus-Tag

Chi vuole questo?
Mio cugino Westmoreland? – No, mio caro cugino
Se siamo destinati alla morte, siamo abbastanza
Per la perdita della nostra terra; e se viviamo
Meno siamo, più grande la gloria
Come Dio vuole! Non desiderare un solo uomo in più!
Per Giove, non ho nessuna brama di denaro
Ora domando, chi vive sulle mie spese?
Non mi offende, quando indossano i miei vestiti
Il mio spirito non insorge per siffate cose manifestate
Ma se è peccato, essere avaro d’onore
Sono l’animo più colpevole, che vive
No, cugino, non desiderare nessun uomo d’Inghilterra
Per Dio! Non darò via per la mia migliore speranza
Così tanto onore, quando un uomo in più
Mi sfuggisse. Oh desidero non uno di più!
Annuncia piuttosto all’esercito, Westmoreland
Che ognuno, che non ha voglia di combattere
Sia lasciato andare; gli si dia il suo lasciapassare
E metti il denaro per il viaggio nella sua borsa!
Non vogliamo morire in compagnia
Di chi teme di esserci compagno nella morte

Oggi è la festa di San Crispiano:
Chi, sopravviverà e tornerà a casa
Farà un salto, quando si nominerà questo giorno
E si commuoverà al nome Crispiano
Chi oggi rimarrà in vita e arriverà avanti con gli anni
Darà una festa ogni anno alla sacra vigilia
E dirà: »Domani è San Crispiano!«
Si sfilerà le maniche, mostrerà le sue cicatrici
E dirà: »Le ho ricevute il giorno di San Crispino.«

Gli anziani sono smemorati; ma quando tutto
Sarà dimenticato, si ricorderà ancora
Con qualche aggiunta, cosa ha fatto
Quel giorno: allora i nostri nomi diventeranno
Familiari sulla sua bocca come parole di tutti i giorni
Re Enrico, Bedford, Exeter
Warwick e Talbot, Salisbury e Gloster
Con le loro coppe piene, il ricordo fresco!
L’uomo valoroso insegna il mito a suo figlio
E mai da oggi fino alla fine del mondo
Crispino e Crispiano passeranno
Senza che noi siamo menzionati con loro
Noi pochi, noi fortunato manipolo di fratelli:
Perché colui che oggi versa il suo sague con me
Sarà mio fratello; per quanto sia umile
Questo giorno nobiliterà la sua condizione
E i nobili d’Inghilterra, adesso nel letto
Malediranno un giorno, di non essere stati qui
E abbasseranno la testa, quando qualcuno dirà
Di aver combattuto con noi il giorno di San Crispino

[1] Il testo della canzone è quello del famoso discorso che, nell’Enrico V di William Shakespeare, il re d’Inghilterra pronuncia prima della battaglia contro i Francesi, nel giorno di San Crispino.

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