Wildnis – Testo originale e Traduzione

Wildnis – Natura selvaggia

Testo originale
Testo ©2020 Gernotshagen
Traduzione
Traduzione ©2024 Walter Biava

Vorsichtig schreitend durchs nächtliche Dickicht.
Ruhlose Fährten die Sinne berühren.
Lautlos hinschleichend, im Chaos der Wildnis
und wachsam begleitet der Tod.
Im Kampf um das Leben ist man lieber alleine,
denn die Schwäche des Jägers sind gebrechliche Beine.
Allein ist man schneller, wird man als Beute gehetzt.
Für Jäger und Opfer gilt das gleichen Gesetz.

Von all ihren Feinden,
bleibt der Mensch stehts der Ärgste.
Im Kampf der Natur
überlebt nur der Stärkste.

Im Meer aus Geflechten und Moosen verborgen,
verharren die Fährten von allem Getier.
In Stümpfen der morschen Wurzeln im Dunkeln
sich langsam die Witterung schleichend verliert.

Graues Kleid mit Nebel Kunde,
wenn Tau sich regt auf offner Wunde.
Belanglos Sonne, Mond und Regen,
wer wachsam ist wird länger leben.

So kämpft das Tier um täglich leben,
als Beute mit der Angst zu sterben.
So kämpft das Tier als Jäger auch.
Der Wildnis hart und fairer Brauch.
Erbarmungslos auf allen Wegen,
es passt sich an mit stet`gen streben.
Alles schaut so düster drein,
so schön kann nur die Wildnis sein.

Der Lebenszeit verblast, die Bedeutsamkeit.
Denn was sind wir zu sehn bereit,
wenn erst erwacht die Einsamkeit.
Der Menschenbrut in ihrem Wahnsinn.
Der Menschlichkeit in ihrem Wahnsinn.

Verächtlich im Hohn, missbrauchend ihre Namen,
den wir ihnen zuvor in Arroganz erst gaben.
Ihren täglichen Kampf zu überleben missachten,
während wir stetig mehr nach Menschlichkeit trachten.

Im Zeitenverlauf sind wir kaum zu entdecken,
sind doch nur geboren um blind zu verrecken.
Im stet‘gen bestreben Natur und Tier zu besiegen,
sind wir alle die Last,
bleiben doch nur ein Schwarm von Parasiten!

Procedendo cautamente nella boscaglia notturna.
Orme inquiete toccano i sensi.
Strisciando silenziosamente, nel caos della natura selvaggia,
la morte, vigile, accompagna.
Nella lotta per la sopravvivenza è meglio essere da soli,
poiché la debolezza del cacciatore sono le gambe fragili.
Da soli si è più veloci, si viene cacciati in qualità di preda.
La stessa legge vale sia per il cacciatore sia per la vittima.

[1]

Di tutti i vostri nemici,
l’uomo rimane il peggiore.
Nella lotta della natura
sopravvive solo il più forte.

Nascoste in un mare di licheni e muschi,
persistono le tracce di tutti gli animali.
Nelle radici marce dei ceppi,
il tempo si perde strisciando lentamente, nel buio.

Si annuncia un abito grigio con nuvole,
quando la rugiada si muove sulle ferite aperte.
Sole, luna e pioggia (sono) irrilevanti,
chi è vigile vivrà più a lungo.

Così l’animale combatte quotidianamente per sopravvivere,
in qualità di preda, con la paura di morire.
L’animale combatte, così come il cacciatore.
L’usanza della natura selvaggia, dura e corretta.
Spietata in tutto e per tutto,
ci si adatta sforzandosi costantemente.
Tutto sembra così sinistro,
solo la natura selvaggia può essere così bella.

Il significato della vita sparisce.
Allora cosa siamo pronti a vedere,
quando si risveglia la solitudine?
La razza umana nella sua follia.
L’umanità nella sua follia.

Sprezzanti nella derisione, abusando dei loro nomi,
che abbiamo dato a loro precedentemente con arroganza.
Disprezziamo la loro quotidiana lotta per la sopravvivenza,
mentre noi aspiriamo sempre più all’umanità.

Nel corso del tempo a stento scopriamo,
nasciamo solo per crepare ciechi.
Nello sforzo costante di vincere natura ed animale,
tutti noi siamo un peso,
soltanto un branco di parassiti!

[1] Paragrafo mancante

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