Legende des Leides (Pest II) – Testo originale e Traduzione

Legende des Leides (Pest II)
Leggenda del dolore (piaga II)

Testo originale
Testo ©1998 Eisregen
Traduzione
Traduzione ©2014 Walter Biava

Ich höre Pferdehufe vor meiner Tür
Es klopft und ich öffne sie
Der Räucherdoktor und die Totengräber
Sie stoßen mich beiseite,
einer schlägt mich nieder

Und ehe alles in Schwarze versinkt
Hör ich die Stimme des Doktors
Wie einen Hauch
“Nun nehm ich mir den Lohn für
meine Mühen,
werft ihn auf den Wagen zu den Toten!”

Irgendwann später erwache ich
Gestank liegt auf mir wie ein Netz
Ich liege auf etwas Weichem
Etwas, das einst lebendig war
Als ich mich wende, erblicke ich ihr Gesicht
Die Fratze meiner Mutter, vom Tode entstellt
Als ich mich wende, erblicke ich ihr Gesicht
Die Fratze meiner Mutter, vom Tode entstellt

Auch über mir sind Leiber,
ich kann nicht entkommen
Nicht alles ist tot, was auf dem Karren liegt
Die Schergen des Doktors plündern die Häuser
Und die, die noch leben, werden umgebracht

Nicht alle sind tot, die hier liegen
Unter den Pestopfern höre ich manchen Laut
Doch unser Weg führt hin zur Grube
Und denen, die starben, bleibt mein
Schicksal erspart…

Dann endet die holpernde Fahrt in die Nacht
der Pestkarren hält, seine Last kippt ab
Ich kann mich nicht rühren
Zuviele Körper auf mir
Ich höre die Schreie derer,
Die immer noch leben
Doch sie verstummen sehr bald
Als die Totengräber ihr Werk vollenden…

Io sento gli zoccoli di cavallo davanti alla mia porta
qualcuno bussa ed il gli apro
Il dottore fumatore ed il necroforo
loro mi urtano in disparte
uno mi colpisce in basso

e prima che tutto affondi nell’oscurità
io sento la voce del dottore
come un soffio
“Ora mi prendo il salario per
i miei sforzi,
lo getto nel carro dei morti!”

più tardi, prima o poi, mi sveglio
la puzza giace su di me come una rete
io sto sdraiato su qualcosa di morbido
qualcosa, che una volta era vivo
mentre io mi giro, scorgo la sua faccia
la smorfia di mia madre, deturpata dalla morte
mentre io mi giro, scorgo la sua faccia
la smorfia di mia madre, deturpata dalla morte

Anche sopra di me ci sono dei corpi,
io non posso scappare
non tutto è morto, di ciò che porta il carro
Gli scagnozzi del dottore saccheggiano le case
e coloro, che vivono ancora, vengono uccisi

Non tutti sono morti, fra coloro che giacciono qui
sotto gli appestati io sento alcuni suoni
ma la nostra via porta verso la fossa
e a quelli, che morirono, viene risparmiato
il mio destino…

Poi finisce il viaggio traballante nella notte
il carro della peste si ferma, rovescia il suo carico
io non posso muovermi
troppi corpi sopra di me
io sento le urla di coloro
che ancora vivono
ma si ammutoliscono molto presto
mentre il necroforo completa il suo lavoro…

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