Für den Kaiser – Testo originale e Traduzione

Für den Kaiser – Per l’imperatore

Testo originale
Testo ©2023 Eisregen
Traduzione
Traduzione ©2023 Walter Biava

Ich kann es kaum erwarten
Lasst mich hinaus
Ich trage heut mein Mordgewand
Die Götter führen mir die Hand

Im Sonnenlicht dort oben
Hör ich die Menge toben
Sie schreien meinen Namen
Der Pöbel und die feinen Damen

Öffnet das Tor, Ich bin bereit

Mein Kaiser
Die Todgeweihten grüßen dich
Dir allein will ich alles geben
Das Blut meiner Gegner und mein Leben

Arme, Beine, Schädel
Meine Klinge trennt sie ab
Frisches Blut
Hängt wie Nebel in der Luft
Gerinnt im heißen Sand
Die Arena wird zum Grab
Ich höre wie der Tod
Leise nach mir ruft

Für den Kaiser, vergoss ich heute Blut
Doch mein Leben behalt ich noch

All die frischen Wunden
Gesäubert und verbunden
Nahrung, Wein und Weib
Steh’n für mich bereit

Ich nehm von allem reichlich
Und ziehe mich zurück
Aus meiner kleinen Kammer
Fällt mein müder Blick

Und draußen, in den Schatten
Seh ich eine Gestalt
Sie kommt näher
Dann ist sie plötzlich hier
Steht in meiner Kammer
Direkt vor mir

Starrt mich an aus eisgrauen Augen
Ihre Stimme raschelt wie Papier
“Willst du nicht sein wie ich, ein Halbgott
Und nicht länger der Abschaum der Arena?
Dann bring mir, den Kopf deines Kaisers
Und dein Lohn wird unermesslich sein”

Und sie nimmt mich bei der Hand
Geleitet mich in den Palast
Ich töte all die Wachen
Und steh vor seinem Bett

Mein Kaiser
Die Todgeweihten grüßen dich
Dir allein will ich alles nehmen
Dein ganzes Blut und dein Leben

Arme, Beine, Schädel
Meine Klinge trennt sie ab
Frisches Blut,
Hängt wie Nebel in der Luft
Gerinnt auf Marmorboden
Dein Bett wird zum Grab
Ich höre wie der Wahnsinn
Leise nach mir ruft

Ich hör den ersten Hahnenschrei
Als der neue Tag erwacht
Es ist alles vorbei
Ich sitze hier im Blut
Und warte, auf die Nacht

Riesco a mala pena ad aspettare
lasciatemi fuori
Oggi porto il mio completo da omicida
gli dei guidano la mia mano

Là sopra, nella luce del sole
sento scatenarsi la folla
La plebaglia e le dame raffinate
urlano il mio nome

Aprite il cancello, io sono pronto

Mio imperatore
i condannati a morte ti salutano[1]
Voglio dare tutto soltanto a te
il sangue del mio avversario e la mia vita

Braccia, gambe, cranio
la mia lama li divide
Sangue fresco
sospeso come la nebbia nell’aria
coagula nella sabbia ardente
L’arena diventa una tomba
sento come la morte
mi chiama a bassa voce

Oggi ho versato sangue per l’imperatore
ma io conservo ancora la mia vita

Tutte le ferite fresche,
ripulite e bendate
Il cibo, il vino e la donna
sono pronti per me

Di tutto ciò ne prendo in abbondanza
e mi ritiro
Nella mia piccola camera
il mio sguardo stanco cede

E fuori, nell’ombra
vedo una figura
Si avvicina
Improvvisamente è qui
Giace nella mia camera
direttamente davanti a me

Mi fissa coi suoi occhi glaciali
La sua voce fruscia come la carta
“Non vuoi essere come me, un semidio,
E non più la feccia dell’arena?
Allora portami, la testa dell’imperatore
e la tua ricompensa sarà smisurata”

E lei mi prende per mano
mi accompagna nel palazzo
Uccido tutte le guardie
e sto davanti al suo letto

Mio imperatore
i condannati a morte ti salutano
Voglio dare tutto soltanto a te
il tuo sangue e la tua vita

Braccia, gambe, cranio
sa mia lama li divide
Sangue fresco
sospeso come la nebbia nell’aria
coagula sul pavimento di marmo
Il tuo letto diventa una tomba
sento come la follia
mi chiama a bassa voce

Mentre il nuovo giorno si desta
sento il primo canto del gallo
È tutto finito,
mi siedo qui nel sangue
ed aspetto, la notte

[1] Tradizionalmente viene considerata come la frase che sanciva l’inizio dei giochi gladiatori.

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