Die Wellen – Testo originale e Traduzione

Die Wellen – Le onde

Testo originale
Testo ©2007 Einstürzende Neubauten
Traduzione
Traduzione ©2014 Walter Biava

Was soll ich jetzt mit euch, ihr Wellen, ihr, die ihr euch nie
entscheiden könnt, ob ihr die ersten oder letzten seid?
Die Küste wollt ihr definieren mit eurem ständigen Gewäsch,
zisilieren mit eurem Kommen, eurem Gehen.
Und doch weiss niemand wie lang die Küste wirklich ist,
wo das Land aufhört, das Land beginnt, denn ständig ändert
ihr die Linie, Länge, Lage, mit dem Mond und unberechenbar.

Beständig nur ist eure Unbeständigkeit.

Siegreich letztendlich, denn sie höhlt, wie oft beschworen,
Steine, mahlt den Sand, so fein wie Stundengläser,
Eieruhren ihn brauchen, zum Zeitvermessen und für den
Unterschied von hart und weich.

Siegreich auch weil niemals müde, den Wettbewerb, wer
von uns beiden zuerst in Schlaf versinkt, gewinnt ihr, oder
du, das Meer noch immer, weil du niemals schläfst.

Obwohl selbst farblos, erscheinst du blau wenn in deiner
Oberfläche ruhig sich der Himmel spiegelt, ein Idealparkour
zum wandeln für den Sohn des Zimmermanns, das wandelbarste Element.

Und umgekehrt wenn du bist, wild, und laut und tosend
deine Brandung, in deine Wellenberge lausch’ ich,
und aus den höchsten Wellen, aus den Brechern,
brechen dann die tausend Stimmen, meine, die von gestern,
die ich nicht kannte, die sonst flüstern und alle anderen
auch, und mittendrin der Nazarener;
Immer wieder die famosen, fünfen, letzten Worte:
Warum hast du mich verlassen?

Ich halt dagegen, brüll’ jede Welle einzeln an:
Bleibst du jetzt hier?
Bleibst du jetzt hier?
Bleibst du jetzt hier, oder was?

Cosa dovrei fare adesso con voi, voi onde, voi, che non riuscite mai

a decidervi, se essere le prime o le ultime?
Voi volete definire la costa con le vostre continue lavate,
cesellando con il vostro andare e venire.
Ma nessuno sa quanto si distende la costa,
dove la terra cessa, (dove) la terra comincia, poi cambia di continuo
la linea, lunghezza, posizione, con la luna e l’imprevedibile.

Solo la vostra incostanza è costante.

Alla fine vittorioso, poi lei si scava, come spesso (è) scongiurato
pietre, macina la sabbia, fine come quella che serve per le  clessidre,
i timers a forma d’uovo, per misurare il tempo e per la differenza fra duro e morbido.

Vittorioso anche perché mai stanco, la competizione, tra
chi fra tutti noi cade per primo nel sonno, voi vincete, o
tu, il mare che sempre, perché tu non dormi mai.

Anche se tu stesso (sei) senza colore, appari di blu quando nella tua
superficie calma si rispecchia il cielo, un percorso ideale
da mutare per il figlio del carpentiere, l’elemento più mutevole.

Ed al contrario quando tu sei, mosso, forte e scrosciante
il tuo frangente, io origlio fra le tue creste delle onde,
e dalle onde più alte, dai frangenti,
si spezzano le migliaia di voci, la mia, quelle di ieri,
che io non conoscevo, che altrimenti bisbigliano ed anche tutte le
altre, e nel mezzo il Nazzareno;
Sempre le famose, cinque, ultime parole:
Perché tu mi hai lasciato?

Io rimango per le mie, io sbraito ad ogni singola onda:
Adesso rimani qui?
Adesso rimani qui?
Adesso rimani qui, o cosa?

 

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