Der Weg ins Freie – Testo originale e Traduzione

Der Weg ins Freie – La via verso l’uscita [1]

Testo originale
Testo ©2004 Einstürzende Neubauten
Traduzione
Traduzione © Daniela Ceglie

Cassa sinistra

Ich schlafe fest. Langsames Erwachen.
Die Zentrifugalkraft war nicht mehr stark genug die Gedanken, die sich nahrungslos
erfolglos im Kreise drehten herauszuschleudern,
damit weiter eine beschlafbare Stille in meinem Schädel herrschen könnte.
Mit einem Fuss den Boden suchen
und dann:
Schritt für Schritt für Schritt für Schritt
Das erste Ziel vor Augen.

Sonnenstäube tanzen sich im Licht,
das äusserst fordernd eindringlich seinen
Weg sich bahnt durch den kleinen Spalt in der Mitte der Verdunkelung.

Der aufrechte Gang ist gewöhnungsbedürftig.
Schritt für Schritt für Schritt für Schritt in Richtung
Lichteinfall.

Ich schaffe es Ich schaffe es Ich schaffe es bis zum Fenster.

Ich lasse die Aussenwelt zunächst im Rücken
und fokussiere das nächste Etappenziel.
Noch hinter meinem verlassenen Basislager,
letzte Nacht war es noch Stätte des Schlafs,
und mir noch ungeteilt, liegt am anderen Ende dieser Ebene
die Offnung, die Eingang oder Ausgang heisst, je nachdem.

Majestätisch ruht sie unverschlossen in den Angeln.
Schritt für Schritt für Schritt für Schritt
Ich setze einen Fuss schon fast gewohnheitsmässig vor den anderen.

Ich schaffe es Ich schaffe es Ich schaffe es bis zur Tür

Ins Freie!

Ich schaffe es Ich schaffe es Ich schaffe es
Ich schaffe es Ich schaffe es aus der Stadt
Ich schaffe es Ich schaffe es über die Grenze
Ich schaffe es Ich schaffe schaffe schaffe es
Ich schaffe es Ich schaffe es aus diesem Land
Ich schaffe es Ich schaffe es vom Kontinent
Ich schaffe es Ich schaffe schaffe schaffe es
aus allen elf auch den noch eingerollten
Dimensionnen

Ich schaffe es
Ich schlafe fest…

Cassa destra

Ich schlafe fest. Langsames Erwachen.
Die Körperfunktionen. Bewusstseinsmachanismen setzen alle wieder ein,
sind alle wieder da, mit ihrem ganzen üblichen Tralala;
zurück an der Oberfläche. Ich fühle mich komplett unerfrischt, ja beinahe ausgehebelt.
Unter mir an der gewohnten Stelle:
Schritt für Schritt für Schritt für Schritt
Seit dem letzten Blick nach draussen hat sich ziemlich, so ziemlich nichts verädert. Nur:

Sonnenstäube tanzen sich im Licht. Das nächste Ziel ist durchaus noch erreichbar.
Es ist machbar. Es ist sogar menschenmöglich.

Der aufrechte Gang ist gewöhnungsbedürftig.
Aber dieser Homo Sapiens oder Homo Erectus, er wird sein Ziel erreichen. Im Nu!

Ich schaffe es Ich schaffe es Ich schaffe es bis zum Fenster.

Ein langer Gang liegt vor mir. Ich lege den Druckanzug an.
Setze den Helm auf den Kopf, mache mich so beschwerlich gerüstet weiter auf meinen lange Weg. Immer weiter, weiter, weiter, weiter…
In Richtung auf
die Offnung, die Eingang oder Ausgang heisst, je nachdem.

Nichts kann mich noch hindern, ausser
Ausserirdische die mich beschiessen,
oder ähnlich unvorhersehbarer Unsinn.
Schritt für Schritt für Schritt für Schritt

Ich schaffe es Ich schaffe es Ich schaffe es bis zur Tür

Ins Freie!

Ich schaffe es Ich schaffe es Ich schaffe es
Ich schaffe es Ich schaffe es aus der Ekliptik
Ich schaffe es Ich schaffe es aus dem System
Ich schaffe es Ich schaffe schaffe schaffe es
Ich schaffe es Ich schaffe es aus der Galaxis
Ich schaffe es aus dem ganzen Galaxen-Haufen
Ich schaffe es Ich schaffe schaffe schaffe es
aus allen elf auch den noch eingerollten
Dimensionnen

Ich schaffe es
Ich schlafe fest…

Cassa sinistra

Dormo profondamente. Lento risveglio.
La forza centrifuga non era più potente abbastanza da
scacciar via i pensieri, che vanamente e senza stimolo
s’avvitavano nella mia testa,
cui quindi era assolutamente negato il silenzio necessario al sonno
Cerco il pavimento con un piede
e poi:
passo dopo passo dopo passo
con gli occhi fissi al primo obiettivo.

Granelli di polvere danzano nella luce,
che con insistenza si crea un passaggio attraverso
una piccola apertura fra le tende.

Bisogna abituarsi a camminare eretti.
passo dopo passo dopo passo
verso la luce.

ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio fino alla finestra

Per adesso ho deciso di lasciarmi alle spalle il mondo esterno
e concentrarmi sul prossimo obiettivo.
Molto indietro rispetto al mio deserto campo-base,
che la scorsa notte era ancora il regno del sonno,
condiviso con nessuno, all’altra estremità di questo livello
sta l’apertura -entrata o uscita, dipende dalla direzione dell’osservatore.

Se ne sta aperta, appesa ai cardini.
passo dopo passo dopo passo
ecco, ora mi sono quasi abituato a mettere un piede davanti all’altro.

ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio fino alla porta

all’aperto!

ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio
ce la faccio, ce la faccio, a uscire dalla città
ce la faccio, ce la faccio, a oltrepassare i confini
ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio
ce la faccio, ce la faccio, a uscire da questo Paese
ce la faccio, ce la faccio a uscire da questo continente
ce la faccio, ce la faccio,ce la faccio,
fuori da tutte e undici le dimensioni
persino quelle ancora arrotolate su sé stesse.

Ce la faccio
E dormo sodo…

Cassa destra

Dormo profondamente. Lento risveglio.
Le funzioni corporali. I meccanismi della coscienza si vanno lentamente riattivando, rieccoli, con il loro orribile trallallà;
di nuovo in superficie. Non mi sento per nulla rinfrancato, anzi sono praticamente distrutto.
Sotto di me al solito posto:
passo dopo passo dopo passo
Dalla mia ultima occhiata al mondo esterno nulla, quasi nulla è cambiato. Soltanto:

Granelli di polvere danzano nella luce. Il prossimo obiettivo è ancora alla mia portata.
E’ fattibile. E’ per lo meno umanamente possibile.

Bisogna abituarsi all’andatura eretta.
Ma questo Homo Sapiens o Homo Erectus, be’, raggiungerà il suo obiettivo. In un batter d’occhio!

ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio fino alla finestra

C’è un lungo passaggio davanti a me.
M’infilo la tuta pressurizzata.
Mi metto il casco, e così pesantemente bardato vado per la mia strada. Sempre avanti, avanti, avanti, avanti…
Verso
l’apertura, entrata o uscita dipende da dove guardi.

Nulla può rallentarmi, eccetto degli alieni che mi sparano,
o qualche imprevedibile sciocchezza del genere.
passo dopo passo dopo passo

ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio fino alla porta

all’aperto!

ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio
ce la faccio, ce la faccio, a uscire dall’eclittica
ce la faccio, ce la faccio, a oltrepassare i confini del Sistema Solare
ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio
ce la faccio, ce la faccio, a uscire da questa galassia
ce la faccio, ce la faccio a uscire da tutto il gruppo locale
ce la faccio, ce la faccio,ce la faccio,
fuori da tutte e undici le dimensioni
persino quelle ancora arrotolate su sé stesse.

ce la faccio
dormo sodo…

[1] In questo brano le due parti di testo sono cantate in parallelo: in pratica la prima parte si ascolta dalla cassa sinistra dello stereo, la seconda dalla destra. E si fondono quando i due testi combaciano.

Traduzione presa dal sito danielaceglie.com

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