Zwischentöne: Blank – Testo originale e Traduzione

Zwischentöne: Blank – Suoni intermedi: luminoso

Testo originale
Testo ©2015 ASP
Traduzione
Traduzione ©2015 Daniele Benedetti

Seit Jahren lieg ich in den Morgenstunden
Statt schlafend wach in meiner kleinen Kammer
Vielleicht doch schlafend, aber bei Bewusstsein
Als wären Ruhestunden nicht schon rar
Statt des herbeigewünschten Friedenfindens
Kommt suchend eine Traumgestalt ins Zimmer
Es ist die Dame, die ich nächtens sehe
durch Gänge und durch Säle einsam gehen
Astoria, die beinah transparente
die Haar und Finger durch das Schlüsselloch
lässt wehen, wie um mich damit zu locken
den Weg mir aufzuzeigen, doch wohin?

Mein Körper, bleibt er auf der Pritsche liegen?
Verbindet mich mit ihm ein Faden zart?
Wie eine Nabelschnur – wer ist die Mutter?
So dehnbar und elastisch folgt sie mir
Im fahlen, schwülen Licht wie eine Leitung
Verbindet sie mein Ich mit meinem Selbst
pumpt stetig etwas weniger Bewusstsein
Ins Satellitenzwillingshirn hinein

Umgarnt von transzendenten Spinnenweben
den Haaren einer lächelnden Gestalt
Sie kitzeln, ohne je mich zu berühren
Sie ziehen ohne Spannung an der Haut
Man kann uns Geister kaum mehr unterscheiden
und doch besteht sie nicht aus einem Selbst
Sie wirkt wie aus frei schwirrenden Partikeln
Zur Einheit sich verbindend wie ein Schwarm
Vervollkommnend im wirbelnd schnellen Tanze
Um einen Kern aus Nichts, um eine Lücke

Ich kann nicht anders, jede Nacht dasselbe
Ich folge durch das schlafende Hotel
Es schläft nie wirklich, summt noch hinter Türen
jedoch, es fühlt sich an wie menschenleer
In jeder Nacht seit dem Beginn der Träume
falls es sich dabei um „Träume“ handelt
verfolge ich die Frau ein Stückchen weiter
ich wandle um die Ecken und durch Türen
So geht es kreuz und quer, hinauf, hinunter
doch spür ich insgesamt geht es bergab

Von unten dringt aus noch entfernter Tiefe
Ein Pochen durch mich mehr als in mein Ohr
Die Wände auf dem Weg hinab verlieren
Verzierung und Tapete und Glamour
Ich kann nicht schwitzen, wärmer wird es trotzdem
Wie fühlte sich wohl Jona tief im Wal?
Wie Adern dringen an die Oberfläche
Die Rohre, die das Bauwerk so durchdringen
als wollten sie das Fleisch am Körper halten
wie Knochen das der Menschen Kathedralen

Ein Ofen schlägt pulsierend in den Keller
Ein Ofen wie das Herz von einem Tier!
So weit bin ich noch niemals vorgedrungen
Ich wünschte nur, es wäre so geblieben
Ich wünschte nur, es wäre nie geschehn
Ich wünschte nur, ich hätte es nie gesehen
Ich wünschte, es beendete sein Schlagen
Ich würde gern die Augen fest verschließen
Doch meine Lider ließ ich hinter mir
Das Herz besitzt am Ofen eine Klappe
die stählern leicht sich öffnet, und im Spalt
da wohnt etwas, das fremd und gierig lauert
bestehend aus unendlich vielen Teilen
fast wie ein Bienenschwarm, unendlich alt
Verwirrend und verwirrt zugleich im Dunkel
so sucht es einen Weg, sich auszubreiten

Die Rohre fangen leise an zu dröhnen
Aus Tiefen, die in anderen Welten wurzeln
Ein Klopfen, zaghaft noch, doch unaufhörlich
klingt wie ein Morsezeichen aus der Wand
Ein unerbittlich stechend böses Fragen
ich bete, dass ich nicht die Antwort weiß

Ich hoffe, dass ich nicht die Antwort weiß
Ich flehe, dass ich nicht die Antwort bin

Da anni sto sdraiato nelle ore del mattino
Invece di dormire, sveglio nella mia piccola camera
Forse addormentato, ma cosciente
Come se le ore di riposo non fossrro già rare
Invece dell’agognato ritrovamento della pace
Arriva cercando una figura apparsa in sogno nella stanza
É la signora, che vedo di notte
andare da sola attraverso corridoi e sale
Astoria, la quasi trasparente
lascia svolazzare attraverso il buco della serratura
i capelli e il dito, come per attirarmi
per mostrarmi la strada, ma verso dove?

Il mio corpo, rimane sdraiato sul letto?
Mi lega dolcemente a lui con un filo?
Come un cordone ombelicale – chi è la madre?
Così estensibile ed elastico mi segue
In una pallida, opprimente luce come una linea
Lega il mio Io al mio Sé
pompa sempre meno consapevolezza
Nel cervello gemello satellite

Irretito da ragnatele trascendenti
i capelli di una figura sorridente
Fanno il solletico, senza mai toccarmi
Tirano sulla pelle senza tensione
A malapena si può più distinguere noi spiriti
e tuttavia non è costituita di un Sé
Agisce come particelle libere di ronzare
Che si uniscono in un’unità come uno sciame
Perfezionandosi in una veloce danza turbinante
Intorno a un nucleo di nulla, intorno a un vuoto

Non posso fare altrimenti, ogni notte lo stesso
Seguo attraverso l’hotel che dorme
Non dorme mai veramente, c’è ancora ronzio dietro le porte
tuttavia, si sente come vuoto
In ogni notte dall’inizio dei sogni
nel caso in cui si tratti di „sogni“
inseguo la donna un pezzettino più avanti
passeggio intorno agli angoli e attraverso le porte
Così va in lungo e in largo, su e giù
ma tutto sommato sento che va peggiorando

Dal basso proviene ancora una lontana profondità
Un pulsare attraverso di me più che nel mio orecchio
Le pareti si perdono nella percorso verso il basso
Decorazione, carta da parati e glamour
Non riesco a sudare, nonostante faccia più caldo
Quanto si sentiva bene Giona in fondo alla balena?
Come vene giungono in superficie
I tubi, che attraversano così l’edificio
come se volessero mantenere la carne sul corpo
come le ossa, cattedrali degli uomini

Una stufa batte pulsando in cantina
Una stufa come il cuore di un animale!
Così lontano non mi ero ancora mai spinto
Avrei solo voluto, che fosse rimasto così
Avrei solo voluto, che non fosse mai successo
Avrei solo voluto, che non l’avessi mai vistp
Avrei voluto, che avesse smesso di battere
Vorrei chiudere forte gli occhi
Ma ho lasciato le mie palpebre dietro di me
Il cuore possiede una valvola sulla stufa d’acciaio
che facilmente si apre, e nella fessura
là abita qualcosa, che sta in agguato ignota e avida
costituita da un numero infinito di parti
quasi come uno sciame d’api, infinitamente vecchio
Confondendo e confuso allo stesso tempo nel buio
così cerca un modo, per espandersi

I tubi cominciano a vibrare piano
Dalle profondità, che hanno radici in altri mondi
Un bussare, ancora timido, ma incessante
suona come un segnale Morse sul muro
Un’inesorabile, pungente, malvagio chiedere
io prego, di non sapere la risposta

Io spero, di non sapere la risposta
Io supplico, di non essere la risposta

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