Angstkathedrale – Testo originale e Traduzione

Angstkathedrale – Cattedrale della paura

Testo originale
Testo ©2011 ASP
Traduzione
Traduzione ©2011 Daniele Benedetti

Ein großer Raum. Eine Kerze
So klein und fern, wärmt mich nie
Sie scheint nicht gegen die Schwärze
vielmehr verdichtet sie sie

Kein Hauch beendet die Reise
zur Flamme. Kein Flackern schenkt
dem Schatten Flucht vor der Weise
wie er im Raum reglos hängt

Auf Knien, die Hände im Rücken
gefesselt, Stirn auf dem Stein
Der Saal so weit, doch erdrückend
Unfassbar hoch, wie ich klein

Ich bin das Zentrum der Leere
Kein Tor, keine Fenster in Sicht
Die Angst hängt scharf aus der Sphäre
Ich duck’ mich vor dem Gewicht

Ein Schluchzen dringt von den Wänden
wie Wellen von kaltem Sand
von weiten, eiskalten Stränden
an denen nie jemand stand

Ich möchte meine Hülle wiegen
wild und sanft zugleich, zum Trost
Doch ich bleib stattdessen liegen
in gelähmter Vibration.
Ich spür im Blut das Chaos summen
liedlos in Isolation
Die Panik ließ mich längst verstummen
hör nur das Blut, das in mir tost

Ich träume mir ein Gewitter
und Farben zwischen das Blei
Die Furcht, sie schmeckt mir so bitter
Das Herz zu eng für den Schrei

Ach könnte ich doch endlich schlafen
oder würde einfach wach
Wollte mich nie so bestrafen
oder lassen und ich bleib
dort an jenem Punkt gefangen
der dem Glück im Mutterleib
am weitesten entfernt
vergangen, ich erinnre mich nur schwach

“Du reichtest den Erbauern so treu die Steine
ein Leichtes sie zu mauern, es war’n alles deine

Ein Bau, monumental
und du sahst niemals die Gefahr
Durchschautest nicht einmal
dass es schon dein Gefängnis war
so reiht sich Jahr an Jahr.”

Ich träume mir ein Gewitter
und Farben zwischen das Blei
Die Furcht, sie schmeckt mir so bitter
Das Herz zu eng für den Schrei

Und alle sind längst vergangen
Und die Tränen laufen dir
über deine Wangen
unkontrolliert
Verlangen
regiert

Un grande spazio. Una candela
Così piccola e lontana, non mi riscalda mai
Non splende contro l’oscurità
piuttosto la infittisce

Nessun alito termina il viaggio
nella fiamma. Nessun tremolio concede
all’ombra la fuga davanti al saggio
come sta immobile nello spazio

In ginocchio, le mani legate
dietro la schiena, la fronte sulla pietra
La sala così ampia, ma opprimente
Inafferrabilmente alta, quanto io piccolo

Sono il centro del vuoto
Nessun portone, nessuna finestra in vista
La paura pende tagliente dalla sfera
Mi piego per il peso

Un singhiozzare penetra dai muri
come onde di sabbia fredda
di gelide spiagge lontane
su cui nessuno è mai stato

Vorrei cullare il mio involucro
selvaggio e dolce allo stesso tempo, per conforto
Ma invece rimango fermo
in una vibrazione paralizzata
Sento il caos ronzare nel sangue
in isolamento senza una canzone
Il panico mi ha fatto ammutolire da molto tempo
sento solo il sangue, che rumoreggia dentro di me

Mi sogno un temporale
e colori tra il piombo
Il timore ha un sapore così amaro
Il cuore troppo stretto per il grido

Ah, ma potessi finalmente dormire
o svegliarmi facilmente
Non ho mai voluto punirmi così
o farla finita e rimango
catturato là in quel punto
passato da molto tempo, lontano
dalla felicità del grembo materno
mi ricordo solo debolmente

“Hai passato così ingenuamente le pietre ai costruttori
uno scherzo per loro murarti, erano tutti tuoi

Un edificio monumentale
e tu non hai mai visto il pericolo
Non hai capito nemmeno
che era già la tua prigione
così si susseguono gli anni”

Mi sogno un temporale
e colori tra il piombo
Il timore ha un sapore così amaro
Il cuore troppo stretto per il grido

E tutti sono passati da molto tempo
E ti scorrono le lacrime
sulle guance
incontrollato
il desiderio
regna

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