Von Mensch zu Mensch (2016)

Unheilig: Von Mensch zu Mensch
  1. Auf ein letztes Mal – Intro (strumentale)
  2. Egoist
  3. Von Mensch zu Mensch
  4. Einer von Millionen
  5. Mein Leben ist die Freiheit
  6. Funkenschlag
  7. Ich würd’ dich gern besuchen
  8. Ein wahres Glück
  9. Legenden
  10. Heimatlos
  11. Der Sturm
  12. Tausend Rosen
  13. Walfänger
  14. Krieger
  15. Ein letztes Lied
  16. Für alle Zeit – Outro (strumentale)

Dettagli album

Unheilig — Von Mensch zu Mensch
Data di uscita: 4 novembre 2016
Etichetta : Vertigo Records
Genere: Pop Rock, Rock elettronico
Nazione: Germania

Recensione: Von Mensch zu Mensch: l’ultimo, grande viaggio degli Unheilig

Credo che a rendere memorabile un cantante o una band, sia il fatto che questi rappresenteranno sempre una garanzia, una sicurezza per i fan tutte le volte che si approcceranno ad una nuova melodia, ad un nuovo componimento.

Nonostante l’abbandono dalle scene sia avvenuto prima di questa data, e nonostante il precedente album (“Gilpfelstürmer”) rappresenti un diario già completo del meraviglioso viaggio compiuto dalla band in questi 17 anni, Der Graf ha voluto lasciare un ulteriore “testamento” a tutti coloro che lo hanno seguito negli anni e che hanno amato le musiche degli Unheilig. Il cantante affronta un ultimo grande viaggio, questa volta verso casa sua…

Parlando dei testi e dei singoli brani, c’è un aspetto positivo, o quantomeno non criticabile: Der Graf si è lasciato “amare” con uno spettacolare album (“Gilpfelstürmer”, per l’appunto), in cui tutto quello che c’era da dire e fare, è stato fatto. Questo “postumo”, invece, suona piuttosto come un album personale, ove il cantante si cala nei panni di una persona “normale” (ha già abbandonato le sue vesti di “leggenda”): ora parla “Da persona a persona”. Non solo i titoli dei brani sono molto “evocativi” in questa ultimissima produzione della band, ma gli stessi testi sembrano riflessioni personali, come se Der Graf si ritrovasse a parlare da solo (ma al tempo stesso parla a tutti noi: o, meglio, parla a noi dicendo le cose che ci diremmo se parlassimo con noi stessi).

Ogni brano è la colonna sonora di un viaggio senza casa, un’ultimo spettacolo sopra luoghi inesplorati. Infatti la copertina, molto evocativa, raffigura Der Graf su una mongolfiera, da solo, di volta in volta verso direzioni differenti (“senza patria” come recita uno dei brani della tracklist). Non è più “il cantante”: ha abbandonato quelle vesti ed ora se ne sta allontanando, forse abbracciando la sua vera essenza. Ecco perchè ci “suona” strano quello che canta attraverso le diverse tracce.

Un’altra chiave di lettura, invece, vedrebbe l’artista in viaggio come per un ultimo spettacolo (pensiamo al verso “ancora una volta su”, citato nel brano di intro, che ne sarebbe un indizio…) e i diversi luoghi che incontra, le sensazioni suscitate da posti nuovi e inesplorati e che gli rievocano emozioni passate.

Ecco perché “Von Mensch zu Mensch” va ascoltato più e più volte al fine di comprenderne il senso pieno (e tanti sono i significati che il cantante vuole e sa evocare con i testi): è un album che richiede una attenta analisi.

È innegabile, comunque, che altissime fossero le aspettative: alcune canzoni presenti in questo disco avevano già avuto modo di essere apprezzate dai fan e dai frequentatori del suo ultimo tour, perchè, prima ancora che uscissero nella loro forma finale, da studio, Der Graf le aveva inserite a sorpresa nelle scalette degli ultimi live e del concerto unplugged, realizzato da MTV, in una versione più melodica e aulica di questa profana.

Per le prime 6-7 tracce non ci sono grandi novità, ma l’album conta 16 brani, tutti da gustare: ve ne sono alcuni, già all’inizio del disco, che riprendono lo stile gutturale e “gotico” tipico dei primissimi tempi. Uno stile che la band aveva abbandonato o “modellato”, non senza generare delusioni. Qui Der Graf si cala nuovamente in quei panni, anche se, dopo tanti anni di melodie davvero uniche e mitologiche, si nota quanto gli vadano “stretti”. Eppure, quale ultimo testamento “postumo”, questa impronta non poteva mancare, e lui lo sa bene.

In ogni caso, Der Graf offre brani di elevata qualità e tra i migliori annoveriamo proprio quelli già conosciuti. Come se la consegna dell’album fosse più una scadenza da rispettare, che un ultimo grido dell’immenso animo artistico del cantante, si nota, in effetti, l’assenza di quelle ingegnerie musicali che Der Graf era solito inserire nei suoi brani (e per alcuni erano proprio queste a renderli memorabili). C’è meno cura, come se le tracce fossero state realizzate in fretta, ed altre ricalcano, in verità, sonorità già note.

C’è un vecchio detto: “Devi smetterla quando sei al meglio, quando non c’è più nulla che l’esperienza ti può donare”. Ogni cosa ha il suo tempo. Affrontare un addio con tale amarezza, forse rende tutto meno insopportabile: si è quindi portati a pensare che sia meglio abbia concluso la sua carriera adesso, prima di rischiare di cadere nel banale e nel noioso; dopotutto lui stesso, nel precedente album, cantava “È meglio finire quando si è al meglio”.

Ma chi ha seguito e amato per tanti anni la band, sa che non è così: gli Unheilig hanno sempre regalato perle uniche, veramente inimitabili. E quando anche in questo album si incapperà in alcune di queste, la domanda che ci si porrà sarà sempre la stessa: “Cavolo! Perché hanno abbandonato le scene?”.

Ogni brano presente nell’album è una piccola e grande colonna sonora di questo suo ultimo viaggio verso casa: ci da l’addio perché sentiva che ancora qualcosa andava detto (le parole dei testi sono la vera cosa verso cui porre l’attenzione!) e , con il cuore in frantumi, udendo l’ultima perentoria traccia dell’album, l’ultimo anelito artistico della band e del cantante, sappiamo di dover fare i conti con questa realtà, per quanto difficile da accettare.

Ricorderemo questo disco, così come ricordiamo tutti gli altri. Bello o brutto che sia, con i suoi pregi e i suoi difetti, tra brani da salvare e quelli no, non riusciremo mai a cancellare dal nostro cervello l’ultima melodia d’addio: sarà un (piacevole) macigno che non dimenticheremo…Né noi, nè gli Unheilig… nè Lui!

Ancora una volta (per l’ultima volta ancora) questi sono stati gli Unheilig: questo era ed è Der Graf!

Andrea Collaro

Formazione

  • “Der Graf” (Bernd Heinrich Graf) – voce, testi, musica
  • Henning Verlage – programmazione, produzione
  • Christoph “Licky” Termühlen – chitarra

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