Inferno (1995)

Lacrimosa - Inferno
  1. Intro
  2. Kabinett der Sinne
  3. Versiegelt glanzumströmt
  4. No blind eyes can see
  5. Schakal
  6. Vermächtnis der Sonne
  7. Copycat
  8. Der Kelch des Lebens

Dettagli album

Lacrimosa – Inferno
Data di uscita: 1 gennaio 1995
Etichetta: Hall of Sermon
Genere: Gothic Rock
Nazione: Germania

Recensione

Mai altra entità musicale ha saputo negli anni guadagnarsi l’attenzione di due mondi così distanti e, per certi versi opposti, come il dark e il metal. A dimostrazione di questo successo trasversale, basti pensare alla frequenza con cui capita di imbattersi (che ci si trovi ad un concerto dei Cure o ad un concerto dei Mayhem è del tutto indifferente, ed è questo il bello!) nelle nere magliette dei Lacrimosa, con su stampata la faccetta del celebre clown di Stelio Diamantopoulos e il logo della band, quel “Lacrimosa”, appunto, disposto ad arco, che scaturisce dalle mani del clown stesso, come se si trattasse di una magia, di un gioco di prestigio o semplicemente di un trucco scenico. E proprio come un illusionista, Tilo Wolff, autore tedesco poi trapiantato in Svizzera, ha saputo dare vita ad una grande esperienza artistica, che si è rivelata in grado si conquistare ampie fasce di pubblico, ammaliando chiunque fosse sensibile al fascino delle atmosfere decadenti e sensuali di cui negli anni, ed in forme diverse, si è dimostrato alfiere come pochi altri nella storia recente.

Malinconia, teatralità, romanticismo: queste sembrano essere le colonne portanti dell’arte di Tilo Wolff, talento visionario ed anima tormentata, la cui figura androgina lo rende il più degno degli eredi del mitico Bowie dei primi anni settanta. E come per il Duca Bianco il percorso di Tilo Wolff è una continua evoluzione: nato come one-man band, il progetto Lacrimosa si affaccia sul mercato discografico con album come “Angst” e “Einsamkeit”, affreschi di inusitata angoscia e desolazione, che da un punto di vista stilistico risultano fortemente ancorati alle suggestioni elettroniche di un oscuro dark/industrial. Questi lavori costituiranno la base su cui innestare elemente sempre nuovi, e con l’aiuto di svariati musicisti, e perfino di un coro e di una orchestra, le manie di grandiosità dell’artista di Francoforte vedranno l’approdo al metal sinfonico che contraddistinguerà la fase della maturità artistica della band.

Inferno, che a mio parere costituisce il capolavoro insuperato della band, non solo sancisce l’approdo definitivo all’universo metallico, che il buon “Satura” aveva fatto intuire. Inferno celebra anche e soprattutto l’ingresso nella formazione di Anne Nurmi, alter ego al femminile di Wolff. E’ infatti proprio durante il tour di “Satura” che Tilo Wolff assistendo ad una esibizione dal vivo della band finlandese “Two Witches” (spalla degli stessi Lacrimosa), rimane letteralmente folgorato dal carisma prorompente della loro cantante-tastierista. I suoi sforzi per coivolgere la ragazza nel suo progetto saranno premiati, e così, in virtù di una profonda affinità artistica, il sodalizio ha finalmente luogo, esce l’EP apripista “Schakal” e i Lacrimosa divengono a tutti gli effetti un duo.

ConInferno la formazione si allarga ulteriormente a Jan Yrlund, Jan P. Genkel e AC (ex batterista dei power metaller teutonici Running Wild!!!), che, pur ricoprendo semplici ruoli di turnisti, e non partecipando quindi alla stesura delle musiche, avranno un peso assai rilevante nella svolta intrapresa dalla band: nel 1995, anno di uscita dell’album, i Lacrimosa non sono più un gruppo dark, ma suonano metal a tutti gli effetti, con tanto di chitarroni, basso bastardo e batteria pestona, sull’onda del successo di band come My Dying Bride e Paradise Lost. Ma l’anima decadente e visionaria di Tilo Wolff rimane unica ed inconfondibile, e il legame con il passato anche remoto è tangibile e ben evidente, a dimostrazione di una personalità forte e di una visione poetica ben definita: le atmosfere circensi, la teatralità, la spiccata sensibilità melodica, le visioni desolanti, che qui si arricchiscono della bellissima voce della Nurmi (fra Jarboe e Siouxsie) e delle trame sinfoniche ad opera della stessa, fanno di questo Inferno un gioiello ineguagliato di eleganza e struggente malinconia.

Lunghe composizioni si susseguono, più o meno assestate su tempi medi, tutte con l’intento di dipingere un mondo fatto di solitudine, amore perduto e dolore, ma senza mai esasperare l’ascoltatore, dato che l’eccessiva pesantezza legata ai temi e agli umori dell’album è smorzata da una fantasia compositiva fuori dal comune, dalla cura e raffinatezza degli arrangiamenti, e dalla perizia dei musicisti coinvolti. Il sound dei nuovi Lacrimosa non è più quello scarno ed essenziale che aveva caratterizzato i primi lavori: il sound odierno della band è imponente ed elegante come una cattedrale gotica, opprimente a tratti, ma anche maestoso e pregno di atmosfere suggestive. Fra possenti riff di chitarra, maestose orchestrazioni e struggenti partiture di pianoforte, senza dimenticare una spennellata qua e là di violoncello che fa sempre atmosfera, a farla da padrone è ovviamente la caratteristica voce di Tilo Wolff, acida e sgraziata, a tratti grottesca, forte del suo tedesco sputacchiato, che potrà anche non piacere, ma che nel tempo è divenuta, volenti o nolenti, un tratto distintivo della band, senza la quale non potremmo immaginarci oggi la musica dei Lacrimosa. Ma anche le orchestrazioni di Anne Nurmi diverranno un punto di forza della band, mentre, a livello vocale, la carismatica cantante di limiterà a rifinire i lamenti ossianici del buon Tilo, ritagliandosi comunque un ruolo da protagonista nella bellissima No blind eyes can see.

Quanto ai singoli brani, dire che sono semplicemente belli è poco. La brillantezza del song-writing, l’architettura sempre complessa delle strutture (per lo meno rispetto ai canoni del genere), la quantità di soluzioni tecniche, l’intensità interpretativa fanno di ciascun brano un piccolo capolavoro, e pur partecipando ad un unico flusso emozionale, ogni composizione brilla a tutti gli effetti di luce propria, e non è un caso che quasi tutti i pezzi qui contenuti diverranno classici della band: Kabinett der Sinne, Versiegelt glanzumstromt, Schakal (forse il miglior pezzo scritto dai Lacrimosa) e Vermachtnis der Sonne rimarrano per molto tempo nella scaletta delle esibizioni dal vivo. L’intro sinfonico che fa da preludio all’opera diverrà il celebre Lacrimosa theme destinato ad aprire i concerti, mentre la coinvolgente Copycat (fra post-punk, dark e power metal!) è il classico dei classici dei Lacrimosa, chiamata a chiudere per sempre i live e a presenziare costantemente nelle serate danzerecce di ogni gothic club che si rispetti.

L’avventura di Tilo Wolff e Anne Nurmi continuerà sulla scia di quanto combinato in questoInferno, che diverrà il nuovo standard per il futuro, all’insegna di lavori sempre più raffinati e meglio confezionati: “Stille”, “Elodia”, “Fassade”, lavori formalmente perfetti, andranno via via ad esasperare la componente sinfonica, fino a che in “Echos” verranno recuperate le sonorità electro-dark degli esordi, rilette alla luce del bagaglio esperenziale nel frattempo maturato (dell’ultimo “Lichtgestalt”, che non mai avuto il piacere di ascoltare, non so dirvi niente, e in tutta sincerità non ho ben chiaro se la band si sia sciolta o meno, dato che è un bel po’ che non ne sento parlare).

Tilo Wolff, sempre più compositore classico, diverrà una specie di Renato Zero della Morte e la sua musica, sempre più vittima del suo egocentrismo straripante, finirà per soffrire di ridondanza, manierismo ed eccessivo auto-compiacimento. Se il livello qualitativo rimarrà comunque più che buono, è in questo “Inferno”, secondo me, che, pur con le sue imperfezioni e i suoi aspetti migliorabili (che infatti verranno migliorati dai pregevoli successori), il duo sembra raggiungere la quadratura del cerchio, offrendoci i suoi frutti migliori.

P. S. tutti quelli che si chiedono dove sia finito il pagliaccetto di Stelio Diamantopoulos (la copertina è cavallerescamente dedicata all’angelo darkettone che va a rappresentare la new-entry Anne Nurmi) possono stare tranquilli: basta osservare il prolungamento della copertina nel booklet interno e lo ritroviamo sperticato sul cornicione di un grattacielo a suonare imperterrito il suo violino…

Mementomori – DeBaser

Formazione

  • Tilo Wolff – voce, tastiere
  • Anne Nurmi – voce, tastiere

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