Emigrate (2007)

Emigrate - Emigrate
  1. Emigrate
  2. Wake up
  3. My world
  4. Let me break
  5. In my tears
  6. Babe
  7. New York City
  8. Resolution
  9. Temptation
  10. This is what
  11. You can’t get enough
  12. Blood
  13. Help me

Dettagli album

Emigrate – Emigrate
Data di uscita : 31 agosto 2007
Etichetta : Motor Music Records
Genere : Industrial Metal
Nazione : Germania

Recensione: frontiere aperte

Questa volta devo issare bandiera bianca oltre a “rimangiarmi” un pensiero da sempre fisso nella mia mente sul quale credevo non vi fosse nulla che avrebbe potuto mai contraddirlo.

Invece sorridendo devo aggiungere che questa beffa diciamo così, arriva proprio dalla casa madre Germania, proprio da quella band esportatrice su scala mondiale del ballabile sound industriale moderno ovvero i Rammstein, per i quali credo non siano necessarie parole aggiuntive in quanto oramai act pluriaffermato.

Richard Kruspe avvia così il primo vero e proprio progetto parallelo del sestetto berlinese uscendosene lo scorso anno con questo omonimo debut in cui oltre a ricoprire il classico ruolo di chitarrista solista sfodera in più le sue doti canore e quelle di produttore, coadiuvato in questo lavoro da Arnaud Giroux (Axel Bauer) al basso – backing vocals, Henka Johansson (Clawfinger) alla batteria e da tre conoscenze oramai parte integrante del mondo R+ ossia Olsen Involtini alla chitarra ritmica, Sascha Moser alla programmazione e l’onnipresente alla console di produzione Jacob Hellner, qui facente la parte del secondo violino alla cabina di “regia”.

Il pensiero verso il quale credevo non vi fosse un contrario stava nel riuscire ad immaginare le sonorità taglienti e monolitiche degli inventori del Tanz Metal non supportate dal cantato in tedesco ma bensì da quello inglese, avendo sempre immaginato una loro perdita d’incisività con conseguente calo del risultato finale ma come detto in apertura questo album divenuto nel frattempo uno dei miei best per quanto riguarda le uscite dell’anno passato oltre ad aver trovato presenza fissa nel lettore è riuscito a farmi cambiare letteralmente idea grazie proprio allo sfodero della lingua d’oltremanica da parte di Kruspe su questa base sonora molto rimarcante e vicina a tutto ciò partorito sin’ora dalla main band, ma allo stesso tempo ricca di spunti e freschezza a cui si aggiunge un’elevatissima dose di orecchiabilità.

Dimenticatevi delle sferzate sintetiche campionate in quanto qui il ruolo primario è assunto dalle sei corde nonostante la partenza della title-track lasci presagire il contrario: bastano pochi secondi e l’atmosfera innesca subito la quinta riportando alla mente i fasti della hit Benzin (Rosenrot) rivisitati in chiave rock a cui fa eco il cantato soft-filtrato di Richard e dunque distante dallo stile più cupo e teatrale di Lindemann.

La “Emigrate dipendenza” si materializza a tutti gli effetti con Wake up e My world, quest’ultima presente nella colonna sonora di Resident Evil Extinction e nel cui video sono presenti scene dell’imminente terzo episodio della saga: due brani industrial rock dal riffing coinvolgente miscelati ad un’attitudine power pop – punk ‘n roll grazie al lavoro di batteria semplice ma allo tempo stesso solido e marcato ed anche a causa di due ritornelli impossibili da smateriallizare dalla testa, energici e catchy a dismisura specialmente nel secondo brano, in cui ottima è anche l’aggiunta di un coro di bambini duettante con Kruspe.

Echi di “Reise, Reise” nella fattispecie “Stein um Stein” sono molto riconoscibili nelle altre due canzoni successive in ordine di tracklist ossia Let me brake ed ancor di più In my tears: qui il tempo rallenta innescando con la voce tendente al sospirato in alcune parti qualcosa di avvicinabile a quel groove malinconico dei Deftones post White Pony, una sorta di power ballad dai lati tristi ma molto coinvolgente.

Molta calma e decisamente distante da quanto sentito sin’ora lo si ode in Babe e più avanti in You can’t get enough, songs quasi al limite del post grunge – alternative più pacato così come quest’aria di “nuovo” la si ha nel secondo singolo New York City, molto molto leggera e rockeggiante in una sorta di trasposizione ancora più moderna di “Bohemian like you” dei The Dandy Warhols, soprattutto grazie ai coretti in falsetto che portano alla mente proprio tale brano ed anche per via di quella carica energica pulita e non propriamente pesante che fa muovere ed agitare quel tanto che basta. Con l’ennesimo bel brano ossia Resolution si torna alla carica con la miscela groove più tendente all’esplosivo in cui sono innescate parti orchestrali che ben si adattano al ritornello ed un breve assolo dai forti tratti marziali; in certi frangenti il tono vocale si avvicina molto a quello di Bono ed a dirla tutta si resta positivamente parlando sorpresi, così come per Temptation, nella quale si respira un’aria hard rock tipica delle cosiddette hit college band, i cui video narranti paure, sentimenti ed emozioni sono girati in questi campus mega affollati e ben sortiti di tutte le tipologie di ragazzi/e e tramite i quali si riassapora quella giovinezza spensierata adolescenziale.

This is what e la prima bonus track Blood sono il lato più classico dell’ industriale stilisticamente parlando in quanto il ritmo acquista quello spessore tipico del suono molto caro alla Neue Deutsche Härte, soprattutto in Blood grazie anche alla linea ritmica gran cassa – basso facente fede alla conosciuta “Du hast” e sfociante in sonorità stile “Links 2 3 4”. A conclusione l’altra traccia extra Help me si colloca a metà strada fra l’energia e la quiete ascoltate nella prima metà del disco, un bel pezzo per porre la parola fine in cui a farla da padrone ci pensa nuovamente il ritornello.

Conclusione

Cosa dire se non di essere veramente sorpreso e soddisfatto, così come lo spero quando sarà la volta del sesto album da studio dei Rammstein in uscita quest’anno a data da definire.

Consiglio vivamente un ascolto di quest’album specialmente a coloro i quali diffidano del suono teutonico per via della lingua non comprensibile; se ho dovuto persino ricredermi io fate un po’ voi.

Emiliano “Trudyalcolizzato” Volpe

Formazione

  • Richard Kruspe – voce, chitarra
  • Olsen Involtini – chitarra
  • Arnaud Giroux – basso, cori
  • Henka Johansson – batteria

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