Antikörper (2006)

Eisbrecher - Antikörper
  1. Der Anfang
  2. Adrenalin
  3. Leider
  4. Antikörper
  5. Entlassen
  6. Ohne dich
  7. Phosphor
  8. Kein Mitleid
  9. Kinder der Nacht
  10. Vergissmeinnicht
  11. Freisturz
  12. Wie tief
  13. Das Ende
  14. Eiskalt erwischt

Dettagli album

Eisbrecher – Antikörper
Data di uscita: 20 ottobre 2006
Etichetta: AFM Records
Genere: Industrial Metal, Neue deutsche Härte
Nazione: Germania

Recensione: anticorpi meccanici

Un’altra, l’ennesima notevole realtà uscente allo scoperto dal magico cilindro della Neue Deutsche Härte, ossia da quel “bastardo” incrocio made in Germany fra l’heavy e l’electronic dance music nato alle soglie degli anni Novanta per mano degli Oomph! e del loro secondo album Sperm e successivamente esportato nel mondo in primis da un sestetto berlinese che non ha più bisogno di presentazioni, viste le quasi 22 milioni di copie vendute dal 1995 ad oggi il quale oltretutto diventa il primo riferimento a cui si pensa quando si ode uscire dalle casse un qualsiasi suono metallico dalle tempistiche pompate abbinato ad un cantato in lingua tedesca.

Eppure comunque sia grazie alla loro esplosione, sono emerse col passare del tempo diverse realtà già affermate in madre patria ma che ai più erano sconosciute, quali per esempio gli stessi pionieri Oomph!, i più dance-goth oriented Unheilig (in costante ascesa), i medievaleggianti Subway to Sally ed In Extremo, Joachim Witt (fra l’altro uno dei pilastri della new wave tedesca ossia la NDW) ed i Megaherz. Proprio da quest’ultimi nel 2002 causa divergenze artistiche si sgancia il cantante – fondatore Alexander “Alexx” Wesselsky, il quale unendo le proprie forze assieme ad un altro ex collaboratore musicale di tale band per gli album Himmelfahrt e Kopfschuss ovvero Jochen “Noel Pix” Seibert, decide di dar vita a questo progetto Eisbrecher. Inizialmente duo, ad essi per la stesura anche dell’omonimo debut si affiancherà dapprima M. Maximator e successivamente altri tre musicisti per l’apporto live, due dei quali saranno rimpiazzati nel 2006, anno d’uscita proprio di questo ottimo “Antikörper”, eccellente manifesto moderno della contaminazione senza barriere facente capo in larghi tratti a due masterpieces del settore quali “Herzeleid” e “Sehnsucht”.

Se il predecessore era decisamente improntato verso una chiave molto elettronico – industriale a metà strada fra ambientazioni harsh incrociate a canoni rimarcanti certi aspetti dei Laibach lasciando dunque ampia maggioranza a suoni partoriti dalla programmazione, in questa release invece a tali impronte vengono mescolati in maniera molto maggiore per non dire sovrastante sia le parti cantate sia le chitarre, spostando dunque il raggio d’azione musicale verso il canone del Tanz Metal per come lo si conosce meglio ossia ritmiche pesantemente distorte alla soglia del danzereccio “alternativo” cui si aggiunge un cantato in tedesco donante la giusta freddezza necessaria a rendere il tutto un prodotto partorito dalla catena di montaggio di una cupa e semi abbandonata industria situata nelle classiche periferie poco raccomandabili di città, aspetto fra l’altro quasi volutamente ricordato tramite la strumentale introduzione di Der Anfang (letteralmente traducibile proprio nell’inizio). Un album diretto ma allo stesso tempo non eccessivamente aggressivo, pronto ad esplodere testo incluso dalla traccia numero due intitolata Adrenalin: forti e profonde scariche sintetizzate miscelate alla tagliente distorisone di chitarre e voce, abili in un quattro e quattrotto a trasmettere energia ed a far scuotere volentieri il corpo oltre a far venire immediatamente la voglia di riascoltare il brano, azione da non compiere in quanto ad attendere l’udito al varco vi è una super hit, meccanicamente lenta e glaciale in grado di trasmettere al meglio la sensazione data dal farsi del male a partire dalle vocals sino a giungere a quel suono di loop del ritornello tanto caro ad un’altra celeberrima canzone del sottogenere ossia Engel (rileggasi dunque quanto scritto sopra): bene, Leider è tutto questo, in altre parole un brano impossibile da non amare al primo impatto ed impossibile da scordare in quanto il solo desiderio è quello d’ascoltarlo all’infinito dando l’impressione di trovarsi di fronte ad un esercito della morte come nei più epici dei film. Tale senzazione trasportata in uno scenario decisamente più futuristico è “tranquillamente” vivibile anche nella title-track, altro brano dalle ancora più decise cadenze militaresche fatte di suoni contorti che si abbattono come macigni nella mente trasportandola in ambienti dove prevale il sentimento artificiale e non quello pulsante da un caldo essere vivente. Entlassen, ci riporta in maniera più che buona coi piedi quasi per terra in atmosfere leggermente meno zavorrate di sentimento innaturale e questa volta con un occhio anche alla melodia riflessiva decisamente improntata verso lidi più tendenti alla tenebrosità, aspetto decisamente punto di forza della successiva molto più “umana” Ohne Dich (Senza Te): una sorta di dark industrial ballad infarcita dal quel battito sonoro molto affine all’electro – goth – rock della creatura di Der Graf (Unheilig) a cui successivamente si avvicina ancor più in maniera spaventosa ma senza nessun aspetto negativo anzi tutto il contrario, Vergissmeinnicht: se la parte introduttiva sembra uscita fuori dalla jam session di “Du hast”, man mano che scorre il tempo la canzone acquista allo stesso tempo sia corposità sia un alone donante quell’oscurità tipica da “night and blood dancefloor”. Phosphor incorpora dentro di sè in maniera convincente il lato campionato che fu del debut con la nuova attitudine della band dando come risultato il maggior brano pesante dell’intero disco; Kinder der Nacht concentra il lato “Fragile” di Trent Reznor assieme alle sonorità delle recenti uscite targate Oomph! mentre Freisturz e Wie Tief sono altri due consistenti esempi della spiccata capacità teutonica di congelare qualsiasi emozione ma contemporaneamente appassionare ed ipnotizzare udito, corpo e mente. Infine Kein Mitleid (Nessuna pietà) così come la bonus track Eiskalt erwischt (Catturato con freddezza) sono i due picchi massimi di propagazione energica compienti a pieno la missione d’infettare totalmente chiunque arrivi al loro tiro: due brani iper pompati nelle tempistiche, dalla struttura praticamente identica verso i quali risulta impossibile rimaner indifferenti senza compire un minimo movimento; specialmente con la seconda il vortice diventa sempre più implacabile o se si vuole sfruttare il significato del titolo si è letteralmente catturati grazie al perfetto sposalizio riffs – atmosfera digitale (verso la fine per un attimo balza alla mente “Mirror’s Paradise” dei Kovenant) senza dimenticar menzione per il classico ritornello collante, peccato solamente essa sia una traccia extra aggiunta alla ristampa dell’opera assieme al video di Vergissmeinnicht e dunque se non possedete o volete acquistare il disco cercatelo in questa edizione che ne vale decisamente la pena.

Conclusione

Perfetto e senza sbavature, altro non mi resta che consigliarlo a chi è ancora affezionato alla prima era R+ più che all’evoluzione post Mutter ed a chi è alla ricerca di ampliare le proprie conoscenze nel settore della meccanica futuristica metallica. Non vedo l’ora arrivi Agosto in quanto l’uscita del terzo album è prevista per tale periodo.

Emiliano “Trudyalcolizzato” Volpe

Formazione

  • Alexander “Alexx” Wesselsky – voce
  • Jochen “Noel Pix” Seibert – chitarra solista, programmazione
  • Jürgen Plangger – chitarra
  • Maximilian “Maximator” Schauer – tastiera
  • Martin Motnik – basso
  • René Greil – batteria

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